In un articolo del 21 marzo avevo descritto il prossimo passaggio al perielio della cometa C/2019 Y4 (Atlas) che, fra fine aprile e inizio maggio 2020, avrebbe dovuto superare la soglia della visibilità a occhio nudo. Come scrivevo nell’articolo, per le comete è difficile prevedere la luminosità, come si fa per i pianeti o gli asteroidi, perché si tratta di corpi dinamici che emettono gas e polveri nello spazio e le condizioni dell’emissione non sempre si mantengono costanti nel tempo. Per le comete – essendo tutte diverse fra loro – le previsioni di luminosità si ricavano dall’andamento della luminosità nelle settimane e mesi precedenti. Fino a poche settimane fa, la Atlas stava diventando sempre più brillante in accordo con le previsioni. Tuttavia in un nucleo cometario le condizioni fisiche non sono statiche e possono cambiare portando ad una diminuzione dell’attività di sublimazione: potrebbe semplicemente trattarsi di un esaurimento del materiale volatile, oppure di una progressiva caduta in ombra della zona più attiva sul nucleo.
La frammentazione della Atlas
Nel caso della C/2019 Y4 però le osservazioni indicano un processo di frammentazione in atto, ossia il nucleo si sta disintegrando come sta succedendo anche alla prima cometa interstellare, la 2I/Borisov. Le prime avvisaglie di frammentazione si sono avute a inizio aprile. Un confronto fra le osservazioni fatte il 1 e il 5 aprile con il Liverpool Telescope di La Palma, mostravano un’elongazione del nucleo (ATel #13622) che è evoluta in una distribuzione di luminosità bimodale, segno di una frammentazione in almeno due parti distinte. La separazione dei primi frammenti è ben documentata nella Fig. 1a, ripresa il 9 aprile 2020. L’esposizione delle parti interne della cometa al vuoto dello spazio non ha portato a un aumento di attività, segno che il materiale volatile scarseggia. D’altra parte la Atlas e la sua cometa “sorella” del 1844 sono probabilmente i frammenti di una antica cometa progenitore, come denuncia la notevole somiglianza dei loro elementi orbitali, quindi la tendenza alla frammentazione è di famiglia. Niente di strano che un nucleo cometario si spezzi, si tratta di corpi a bassa densità e, se l’attività di sublimazione del nucleo è sufficientemente intensa, può accadere che la forza di coesione esercitata dalla forze di stato solido non sia sufficiente per tenere insieme i diversi pezzi.

Alla fine il nucleo si è spezzato in 4 frammenti maggiori, A (identificato il 28 marzo), B (identificato il 29 marzo), C (identificato il 7 aprile) e D (identificato il 9 aprile), di cui il MPC ha determinato l’orbita nella circolare elettronica MPEC 2020-H28. A loro volta i pezzi macroscopici del nucleo si stanno a loro volta spezzando in più parti e i frammenti identificati sono più di una decina. L’immagine in Fig. 1b (ATEL#13651) è stata ripresa dal telescopio spaziale “Hubble” il 20 aprile 2020, quando la cometa era a 147 milioni di km dalla Terra e a 165 milioni di km dal Sole. Sono ancora identificabili i frammenti A e B, mentre C e D si sono dissolti in una nube di corpuscoli minori .

Previsioni di luminosità
L’ascesa di luminosità della Atlas si è bruscamente interrotta alla distanza eliocentrica di circa 1,8 UA (vedi Fig. 2), quando la cometa era a 169 milioni di km dalla Terra, e ora i modelli matematici di previsione della luminosità cometaria danno valori sempre più bassi (confrontare la Figura 3 con la Figura 4). In pratica la cometa, seguendo la propria orbita, non supererà la soglia della visibilità a occhio nudo – ammesso che ne rimanga qualcosa dal processo di frammentazione.
Su come trovare la cometa in cielo vale quanto già scritto nel precedente articolo, con l’accortezza che per osservarla in prima serata a partire da fine aprile o inizio maggio (prima del passaggio al perielio), un buon telescopio sarà d’obbligo perché la Atlas sarà diverse magnitudini più debole del previsto e non sarà visibile a occhio nudo.



Albino,
sempre complimenti per i tuoi articoli 👍
LM
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Ciao Luigi, ti ringrazio!
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