La cometa C/2020 M3

Vi manca la cometa Neowise (C/2020 F3), visibile a occhio nudo la scorsa estate? Per fortuna il cielo è ricco di comete osservabili, come la C/2020 M3 (ATLAS). Questa cometa è stata scoperta il 27 Giugno 2020 dai telescopi del progetto ATLAS, di cui abbiamo già parlato nel blog. Il 3 luglio, dopo le osservazioni di conferma e follow-up, la cometa ha ricevuto la sigla ufficiale con la circolare elettronica 2020-N11 pubblicata dal Minor Planet Center.

L’orbita eliocentrica della C/2020 M3 è inclinata di circa 23,5° sull’Eclittica, con una distanza del perielio abbastanza elevata: 1,27 AU. Il perielio è stato raggiunto il 25 ottobre 2020 e ora la cometa si sta allontanando sia dal Sole sia dalla Terra. Quindi, anche alla minima distanza dal Sole, la C/2020 M3 si è mantenuta a circa 190 milioni di km dalla nostra stella. In queste condizioni un tipico nucleo cometario arriva ad avere una temperatura superficiale di circa -16 °C: il ghiaccio d’acqua sublima perché ci si trova al di sotto della linea della neve e il nucleo sviluppa coma e coda anche se l’attività di perdita di volatili non è particolarmente intensa. Una situazione completamente diversa rispetto a quella di una cometa come la Neowise, che è passata a poche decine di milioni di km dalla fotosfera solare.

Figura 1 – L’orbita eliocentrica della cometa C/2020 M3 determinata in base alle osservazioni astrometriche. L’afelio – il punto dell’orbita più lontano dal Sole cade a 52 AU, ben oltre l’orbita di Nettuno (JPL Small-Body Database Browser).

L’afelio della C/2020 M3 – ossia il punto dell’orbita più lontano dal Sole – è a 52 AU dalla nostra stella, ben oltre l’orbita di Nettuno e all’interno della Fascia di Kuiper. Si tratta di una cometa che arriva dalla periferia vicina del sistema solare, non dalla molto più remota nube di Oort. Con un periodo orbitale di circa 139 anni si tratta di una cometa a corto periodo del tipo Halley. Vediamo che cosa significa.

Storicamente le comete sono classificate in base al periodo orbitale, cioè secondo l’intervallo che impiegano per compiere un’intera orbita attorno al Sole (orbita eliocentrica). Le comete con periodo orbitale minore di 200 anni (semiasse maggiore inferiore a 34 UA), sono dette a corto periodo, le rimanenti sono classificate come a lungo periodo. Il valore di 200 anni scelto come limite non ha niente di “magico”, semplicemente questa suddivisione è stata sviluppata per aiutare l’osservatore a capire se una data cometa fosse già stata osservata in passato. Le orbite delle comete a corto periodo sono molto instabili a causa delle perturbazioni gravitazionali esercitate dai pianeti giganti del Sistema Solare. Le comete a corto periodo sono divise in due sottoclassi: le comete tipo Halley, con periodo fra 20 e 200 anni (semiasse orbitale fra 7,4 e 34,2 UA), e le comete della famiglia di Giove (Jupiter Family Comets, JFC), con un periodo inferiore a 20 anni. Le comete della famiglia di Giove sono chiamate così perché, periodicamente, questi corpi interagiscono gravitazionalmente con questo pianeta. Il motivo fisico dell’ulteriore suddivisione delle comete a breve periodo è che le Halley hanno piani orbitali distribuiti quasi-casualmente, con inclinazione media di 41°, mentre per le JFC l’inclinazione dell’orbita è molto più bassa, con un valore medio di 10°.

Pur non essendo mai stata visibile a occhio nudo, comunque la C/2020 M3 è una bella cometa telescopica: attualmente è di mag +13 ed è visibile nella costellazione dell’Auriga, ma visto che si sta muovendo sul ramo dell’orbita al di sopra del piano dell’Eclittica resterà visibile per gli osservatori dell’emisfero nord anche per i prossimi mesi, almeno fino a marzo 2021, quando supererà la mag +20 restando all’interno della linea della neve. Per le coordinate dove puntare il telescopio in cielo – computerizzato e dotato di camera CCD/CMOS per la ripresa della cometa – si può usare il servizio effemeridi del Minor Planet Center.

Figura 2 – La cometa C/2020 M3 (ATLAS) visibile in questa immagine a falsi colori è stata ripresa il 14 dicembre 2020 con il telescopio “G. D. Cassini” di Loiano quando era a 75 milioni di km dalla Terra (Crediti: A. Carbognani/INAF-OAS).

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