Asteroidi di classe Tunguska

Gli asteroidi di classe Tunguska sono oggetti al più di qualche decina di metri di diametro. Grazie alle dimensioni ridotte, costituiscono la maggior parte degli asteroidi con orbite prossime a quella della Terra (Near Earth Asteroid o NEA). Nel caso d’impatto con il nostro pianeta, questi corpi non sono sufficientemente grandi per provocare una catastrofe climatica di tipo globale ma, grazie all’elevata velocità di caduta e conseguente energia cinetica, sono comunque in grado di generare un evento che può arrivare ad essere simile a quello di Tunguska (Siberia). Qui, il 30 giugno 1908 alle 7:14 locali (00:14 TU), un piccolo asteroide roccioso di 50-60 metri di diametro esplose in atmosfera a circa 8 km dal suolo. Nell’esplosione fu sviluppata un’energia di circa 12,5 Mton che, sotto forma d’onda termica e onda d’urto, rase al suolo 2150 km2 di taiga siberiana. Un evento locale, ma non per questo da sottovalutare. Una caduta come quella di Tunguska è in grado di cancellare dalla faccia della Terra una grande metropoli come può essere New York.

Una caduta più recente di un piccolo asteroide si è verificata il 7 ottobre 2008, quando un corpo roccioso di circa 5 metri di diametro, 2008 TC3, si è disintegrato, senza fare danni, a 37 km di quota nel cielo del Sudan. La peculiarità del caso di 2008 TC3 consiste nel fatto che, per la prima volta, il momento e il luogo dell’impatto era stato previsto con qualche ora d’anticipo. Di quest’oggetto sono state recuperate circa 600 meteoriti (per un totale di oltre 10 kg), sparse su una striscia di sabbia lunga 29 km nel deserto Nubico. La caduta è ufficialmente nota come Almahata Sitta e, per la prima volta, è stato possibile studiare dei campioni sicuramente provenienti da un asteroide noto. Le analisi indicano che le meteoriti sono delle acondriti appartenenti alla classe delle ureiliti. Si tratta di meteoriti molto rare, con un alto contenuto di carbonio (2%) che si trova, per lo più, sotto forma di vene di grafite e piccoli diamanti, immersi in una matrice d’olivina. Le meteoriti di 2008 TC3, classificato come asteroide di tipo F (una classe del gruppo C di Tholen), sono abbastanza fragili e porose e questo spiega perché l’asteroide sia esploso in quota.

Più noto e spettacolare è stato l’evento di Chelyabinsk del 15 febbraio 2013 (Figura 1). Alle 03:20:26 UT del 15 febbraio, un piccolo asteroide del diametro stimato di 17 m inizia l’ingresso in atmosfera al di sopra dell’Alaska, a circa 6500 km dalla città russa di Chelyabinsk (Lat. 55° 03’ N, Long. 61° 08’ E, un milione di abitanti), situata poco a est della catena montuosa degli Urali. Durante la caduta verso il suolo la temperatura del meteoroide sale vertiginosamente e inizia il processo di sublimazione, seguita dall’emissione di diversi flare luminosi lungo la traiettoria, probabilmente in seguito a frammentazioni secondarie. La “testa” del bolide diventa estremamente luminosa fino a rivaleggiare con il Sole, diventando un superbolide (si parla di superbolide quando la magnitudine della testa è pari o inferiore alla -17). Circa 32,5 s dopo l’ingresso in atmosfera, a circa 15-25 km di quota nel cielo di Korkino (Lat. 54° 52’ N, Long. 61° 24’ E), una piccola cittadina 40 km a sud di Chelyabinsk, la pressione dell’onda d’urto atmosferica diventa fortissima e il meteoroide esplode (airburst) frammentandosi in diversi pezzi, uno dei quali termina la sua corsa sulla superficie ghiacciata del lago Chebarkul, circa 70 km a ovest di Chelyabinsk. In città, e nei dintorni, la gente si gode ancora lo spettacolo della scia di polveri e gas rilasciati in atmosfera dal superbolide e illuminata dal Sole che si trova a soli 18° sull’orizzonte, quando arriva al suolo il fronte dell’onda d’urto che danneggia 3000 edifici delle città di Chelyabinsk, Emanzhelinsk, Etkul, Kopeisk, Korkino, Chebarkul, Yuzhnouralsk, Zlatoust, Troitsk e Uvelsky, manda in pezzi i vetri delle finestre, attiva gli allarmi delle automobili e fa crollare parzialmente i muri di una vecchia fabbrica di zinco di Chelyabinsk. Alla fine il conteggio è di circa 1500 feriti, tutti in seguito agli effetti dell’onda d’urto. Un analogo italiano dell’evento di Chelyabinsk è quello di Lugo di Romagna, del 19 gennaio 1993. Qui alle 00:33 UT un grosso meteoroide con una massa di 400 tonnellate entrò nell’atmosfera terrestre ed esplose a circa 30 km di quota illuminando a giorno il paesaggio sottostante. L’energia rilasciata in atmosfera fu di circa 14 kt, 36 volte inferiore all’evento russo.

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Figura 1 – Ripresa del superbolide fatta da una Cam Car nei dintorni di Chelyabinsk.

Con gli eventi di Tunguska e Chelyabinsk la Natura ci ha mandato degli avvertimenti: la Terra non si trova sotto una campana di vetro. La Terra è un pianeta appartenente al Sistema Solare e, come tale, soggetta al rischio impatto con uno degli innumerevoli corpi minori che orbitano nella nostra regione di spazio. Non sappiamo quando potrà succedere ma è sicuro che succederà e, per quella data, dovremo essere pronti a reagire per minimizzare il danno. L’impatto con un asteroide di discrete dimensioni non può essere considerata una catastrofe naturale inevitabile. Per i dinosauri di 65 milioni di anni fa si è trattato di una catastrofe naturale, non avevano conoscenze e mezzi tecnici. Nel nostro caso si tratterà di mancanza di prevenzione, un po’ come evitare di allacciarsi le cinture quando si sale in automobile. In sostanza: sarà colpa nostra e la posta in gioco è altissima. Per questo è urgente potenziare i programmi di scoperta e follow-up dei NEO oggi esistenti e iniziare a provare sul “campo” le tecniche di deflessione degli asteroidi. La Natura non aspetta e non fa sconti.

 

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