A black Sun Day in Texas

Degli ipotetici asteroidi vulcanoidi che potrebbero trovarsi all’interno dell’orbita di Mercurio, abbiamo parlato in un precedente articolo del blog. Una buona occasione per la ricerca di vulcanoidi dal suolo è stata l’eclisse totale di Sole dell’8 aprile 2024, osservabile da Messico, Stati Uniti e Canada. Dopo una rapida trasferta in Texas come inviato di Media INAF, con mia moglie Sveva ho seguito l’eclissi da Burleson, una cittadina di circa 50.000 abitanti posta nei sobborghi a sud della città di Fort Worth (vicinissima alla più nota Dallas). L’obiettivo principale delle osservazioni era la ripresa del disco solare, della cromosfera, delle protuberanze e della corona per documentare il fenomeno. Altro obiettivo era la ripresa di eventuali ombre volanti, ma anche compiere dei test per vedere che magnitudine stellare limite si può raggiungere in cielo durante un’eclissi totale di Sole usando una camera a grande campo.

La strumentazione

Per le osservazioni del disco solare è stata usata una fotocamera Canon 700D (con filtro UV-IR cut modificato in modo tale da trasmettere anche la righa H-alfa dell’idrogeno, penalizzata nelle reflex originali) dotata di un teleobiettivo Tamron da 300 mm con rapporto d’apertura F/11. Per le riprese a grande campo del cielo dell’eclissi invece è stata usata una mirrorless Sony alpha A7 III con obiettivo grandangolare Voigtländer da 21 mm F/1.4 (una camera del nascente progetto ASTRA di INAF-OAS per il monitoraggio degli space debris in LEO). Il primo setup ha una risoluzione di 2.9 arcsec/pixel e un FOV (field of view) di 4.25° x 2.83°, mentre il secondo setup ha una scala dell’immagine di 58 arcsec/pixel con un FOV di ben 90° x 64°. Considerato che la velocità di rotazione della sfera celeste all’equatore è di 15 arcsec/s la Canon con il teleobiettivo è stata montata su uno star-tracker meccanico del tipo Minitrack LX3 sostenuto da un robusto treppiede e in grado di assicurare un trascinamento per circa 1 h. In questo modo è stato evitato il micromosso che ci sarebbe stato con tempi di posa superiori a circa 2.9/15 = 0.2 secondi, ed è stato possibile riprendere la corona solare con tempi di posa crescenti fino a 2-3 s in un unico frame. La Sony invece è stata montata su un treppiede fisso. Entrambe le camere erano dotate di uno scatto remoto, così è stato possibile riprendere sequenze di immagini senza trasmettere vibrazioni al corpo macchina. Prima del fatidico giorno sono stati fatti dei test di ripresa del disco solare con le sue macchie a livello fotosferico per affinare la tecnica e riprese del cielo serale circa 30-40 minuti dopo il tramonto del Sole per “sperimentare” la magnitudine limite raggiungibile in condizioni simili a quelle presenti durante un’eclissi totale di Sole.

Il giorno dell’eclissi

L’alba dell’8 aprile a Burleson è stata spettacolare: in cielo erano presenti dei veli, ma tutto sommato era abbastanza sereno e senza vento, condizioni favorevoli all’osservazione. Il momento di grazia è durato poco perché, subito dopo, il cielo ha iniziato ad annuvolarsi con nubi provenienti da sud-ovest ed è rimasto così fino a circa un’ora dal primo contatto. Nonostante il cielo nuvoloso è stato allestito il campo di osservazione, con i due setup di ripresa posti uno di fianco all’altro: era essenziale infatti poter usare contemporaneamente gli scatti remoti delle due fotocamere. Nel caso della Canon sono anche stati variati i tempi di posa per riprendere la corona solare a diversi livelli, mentre per la Sony il tempo di posa è rimasto fisso per tutta la durata delle riprese. Per fortuna le nubi hanno iniziato a diradarsi rapidamente e l’eclissi totale di Sole è stata uno spettacolo indescrivibile: durante la totalità il cielo è rimasto sgombro da nubi, che si sono progressivamente riformate subito dopo. I tempi previsti per le varie fasi dell’eclissi a Burleson erano i seguenti: C1 = 17:22:08 UTC; C2 = 18:39:45 UTC; MAX = 18:41:26; C3 = 18:43:07; C4 = 20:01:36. La lettera C indica il “contatto” fra il disco del Sole e quello della Luna.

Durante la totalità erano ben visibili in cielo Venere (circa 15° in basso a destra rispetto al Sole) e Giove (in alto a sinistra a circa 30° di distanza), ma il cielo è rimasto sempre chiaro, come 25-30 minuti dopo il tramonto. Non era visibile Mercurio perché di magnitudine +4 a circa 6° di distanza dal Sole. Spettacolare la corona solare, visibile a occhio nudo come un anello molto luminoso attorno al disco nero della Luna. Visibili anche diverse protuberanze al bordo, con un bel colore rosso vivo tipico della riga H-alfa dell’idrogeno a 656.3 nm di lunghezza d’onda. Non sono state viste le classiche ombre volanti (shadow bands), ma le “falci volanti” sì: da alcuni minuti prima del secondo contatto a diversi minuti dopo il terzo contatto, sul lenzuolo bianco steso al suolo che doveva funzionare come “detector” delle ombre volanti, si muovevano rapidamente delle piccole falci d’ombra che si dissolvevano e riformavano in continuazione. Di questo fenomeno è stato ripreso un video, dopo il terzo contatto, che le mostra chiaramente, anche se in attenuazione rispetto ai minuti più vicini alla totalità.

Figura 1 – Alcune immagini della sequenza di ingresso del disco della Luna sul disco del Sole, fra il primo e il secondo contatto, riprese con la Canon + tele 300 mm + filtro astrosolar a 100 ISO e con esposizione di 1/400 s. Ogni immagine è la media di 5 immagini trattate con filtro Wavelet. I tempi di ripresa, da sinistra verso destra, sono 17:58:45 UTC, 18:30:13 UTC, 18:38:08 UTC (Crediti: A. Carbognani/INAF).
Figura 2 – Sequenza, a cavallo del secondo contatto, dell’inizio dell’eclissi totale che mostra (a sinistra) la configurazione “anello di diamante”, la sottile cromosfera e diverse protuberanza al bordo (centro e destra). Queste immagini, vista la rapidità della fase di ingresso, sono singoli scatti ripresi senza filtro con Canon + tele 300 mm, sensibilità 100 ISO, esposizione di 1/400 s (Crediti: A. Carbognani/INAF).
Figura 3 – La corona solare ripresa fra il secondo e il terzo contatto a 100 ISO, con tempi di posa crescenti di 1/6 s (sinistra), 0.4 s (centro) e 1 s (destra). Ogni immagine è la media di 6-10 immagini trattate con filtro Wavelet. Nell’ultima immagine si notano bene diversi pennacchi coronali a elmetto dovuti all’interazione fra il plasma della corona e i campi magnetici solari (Crediti: A. Carbognani/INAF).
Figura 4 – In una eclissi totali di Sole le fasi sono speculari, quindi al terzo contatto, che segna la fine della totalità, quando la fotosfera solare riesce a fare capolino dal bordo lunare, si ha di nuovo l’effetto “anello di diamante” e poi ricompare la fotosfera. Canon 700D + tele 300 mm F/11 senza filtro, sensibilità 100 ISO, esposizione di 1/30 s a sinistra e in centro e 1/4000 s a destra (Crediti: A. Carbognani/INAF).
Figura 5 – Oramai lo spettacolo è terminato, ma una ripresa delle fasi parziali con la Luna che esce dal disco solare fra il terzo e il quarto contatto è d’obbligo. Sensibilità 100 ISO, esposizione di 1/200 s (Crediti: A. Carbognani/INAF).
Figura 6 – Un primo piano della cromosfera solare e delle protuberanze pochi secondi dopo il secondo contatto. Canon 700D + tele 300 mm F/11 senza filtro, sensibilità 100 ISO, esposizione di 1/400 s, 18:40:30 UTC (Crediti: A. Carbognani/INAF).
Figura 7 – Un primo piano della corona solare ripresa con 1 s di posa, media di 10 immagini allineate e trattate con un leggero filtro wavelet. Canon 700D + tele 300 mm F/11 senza filtro, sensibilità 100 ISO. La cometa sungrazer SOHO-5008, disintegratasi dopo poche ore, è al di fuori del campo di vista verso sinistra (Crediti: A. Carbognani/INAF).

Mentre venivano riprese le immagini del disco solare, con la Sony è stata ripresa una sequenza di 93 immagini con tempi di posa di 0.8 s e sensibilità di 200 ISO. Mediando 50 delle migliori immagini e correggendo per la vignettatura del campo di vista, la magnitudine stellare raggiunta è stata la +7.0. Nell’immagine originale sono ben visibili i pianeti Urano, Giove, Mercurio e Venere. Purtroppo Nettuno, Saturno e Marte erano dietro a un banco di nubi, anche se Nettuno sarebbe stato comunque troppo debole per essere rilevato. La chioma verde della cometa 12P/Pons-Brooks è stata rilevata facilmente, anche se la coda è al limite della detection. La corona solare risulta estesa per 10°-15° oltre il bordo solare e sono visibili le estreme propaggini dei pennacchi coronali. Con una magnitudine limite di +7 la detection di eventuali vulcanoidi è fuori discussione.

Figura 8 – Immagine del cielo dell’eclissi ottenuta con la Sony A7 III + 21 mm F/1.4, 200 ISO e 0.8 s di posa per ciascuna delle 50 immagini componenti. All’immagine media è stato applicato un filtro unsharp mask per rendere più evidenti le stelle. Il globo biancastro al centro è la corona solare da cui si dipartono i pennacchi coronali. Sono visibili i pianeti Urano, Giove, Mercurio, Venere e la cometa 12P/Pons-Brooks (Crediti A: Carbognani/INAF).

Figura 9 – Il crop centrale dell’immagine del cielo dell’eclissi ottenuta con la Sony A7 III + 21 mm F/1.4, 200 ISO e 0.8 s di posa per ciascuna delle 50 immagini componenti. All’immagine media è stato applicato un filtro unsharp mask per rendere più evidenti le stelle. Il globo diancastro al centro è la corona solare da cui si dipartono i pennacchi coronali (Crediti A: Carbognani/INAF).
Figura 10 – Un crop che mostra la cometa 12P/Pons-Brooks prospetticamente vicino a Giove. La chioma è di colore verde, la coda è al limite della detection (Crediti A: Carbognani/INAF).

La prossima eclissi interessante

Per aumentare il valore della magnitudine limite e raggiungere il valore di +16 necessaria per la detection di vulcanoidi di circa 1 km di diametro è necessario usare un telescopio con una buona lunghezza focale, in modo tale che la luminosità di fondo cielo venga distribuita su un’area la più grande possibile mentre le stelle, che sono puntiformi, possano emergere dal fondo. Ovviamente, per mettere in evidenza il moto proprio dei vulcanoidi sono necessarie due postazioni lungo il percorso della totalità, che tengano sotto controllo lo stesso campo stellare, possibilmente con un FOV di alcuni gradi. Confrontando le immagini dello stesso campo di vista riprese a tempi diversi si potrà mettere in evidenza il moto proprio di eventuali vulcanoidi. La prossima occasione per questo genere di ricerche ci sarà per l’eclisse totale di Sole del 2 agosto 2027 (durata 5 minuti), quando la fascia della totalità passerà a sud di Lampedusa, toccando Marocco, Spagna, Algeria, Tunisia, Egitto, Arabia Saudita e Yemen. Ad esempio, considerando il centro della fascia della totalità più vicina all’Italia, a Tangeri (Marocco), il massimo dell’eclissi si avrà alle 08:47 UTC, a Orano (Algeria) ci sarà alle 08:54 UTC, mentre a Sfax (Tunisia), si verificherà alle 09:11 UTC. Come si vede da Tangeri a Sfax c’è un gap temporale di circa 24 minuti, più che sufficiente per mettere in evidenza il moto proprio di corpi inframercuriali.

Figura 10 – Il path della totalità dell’eclissi totale di Sole del 2 agosto 2027 sarà una buona occasione per rilevare eventuali asteroidi vulcanoidi. I file del path della totalità delle eclissi fino al 2099, in formato kmz visualizzabili con Google Earth, sono scaricabili da http://xjubier.free.fr/.

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