Sulle tracce di Annibale de Gasparis

Se vi capita di passare da Napoli una visita all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte è d’obbligo, specie se vi interessate alla storia della scoperta degli asteroidi. In questo luogo è stata scritta una bella pagina sulla scoperta dei corpi minori del Sistema Solare.

La origini di Capodimonte

L’osservatorio astronomico napoletano vide la luce nel 1807, con un decreto di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore del ben più famoso Napoleone. Per la costruzione dell’edificio venne scelto un punto elevato e fuori dall’allora centro abitato: la collina di Miradois, vicina alla reggia borbonica, da cui si domina tutta la città e il golfo di Napoli (con una splendida visione del Vesuvio). Fu grazie a Ferdinando I di Borbone che la costruzione dell’edificio venne terminata nel 1819 sotto la supervisione dell’astronomo valtellinese Giuseppe Piazzi famoso perché dall’Osservatorio reale di Palermo, il 1 gennaio 1801, aveva scoperto il primo asteroide: 1 Cerere (ora pianeta nano). L’edificio è di stile neoclassico e nel timpano, sorretto da sei colonne, si legge l’iscrizione:

“Ferdinandus I / Astronomiae Incremento / Mdcccxix”.

Osservatorio_Capodimonte_1821
Figura 1 – L’Osservatorio astronomico di Capodimonte in un stampa del 1821. La cupola da cui osservava de Gasparis è quella centrale sul tetto dell’edificio (Album storico dell’Osservatorio di Capodimonte).

Un abruzzese a Napoli

Sotto la direzione dell’astronomo milanese Carlo Brioschi, l’attività iniziale dell’Osservatorio verteva sull’astronomia di posizione e la meteorologia, come tradizione a quel tempo. Nel 1839 a Capodimonte, sotto la direzione di Ernesto Capocci di Belmonte, fece l’ingresso un giovane abruzzese studente di ingegneria: Annibale de Gasparis, appassionato di matematica e meccanica celeste. De Gasparis si mise alacremente al lavoro con Capocci come mentore e nel 1846, grazie alla pubblicazione di un lavoro sulla determinazione dell’orbita dell’asteroide 4 Vesta, ricevette la laurea ad honorem in matematica dall’Università di Napoli.

All’epoca gli asteroidi noti erano davvero pochissimi solo 4, ossia Cerere, Pallade, Giunone e Vesta, scoperti fra il 1801 e il 1807. Per decenni non ne fu scoperto nessun altro ma il 13 agosto 1847 l’astronomo inglese John Russel Hind scoprì dal suo osservatorio privato di Londra l’asteroide 7 Iris rompendo un periodo di ben 40 anni privo di scoperte. De Gasparis resta a Capodimonte ed inizia esso stesso la ricerca di nuovi asteroidi. Per le sue osservazioni usa un piccolo telescopio equatoriale a rifrazione del 1814, costruito da Reichenbach & Utzschneider, del diametro di soli 8,3 cm e con una focale di 120 cm. Con questo piccolo strumento alloggiato nella cupola centrale dell’osservatorio (vedi Figura 1), de Gasparis scrutava faticosamente il cielo di Napoli alla ricerca di deboli puntini di luce in lento movimento sulla sfera celeste. La tecnica di ricerca consisteva nel registrare meticolosamente le stelle fino alla quattordicesima magnitudine presenti in una fascia in cielo centrata sul piano dell’Eclittica con ampiezza di circa 2°: è infatti in prossimità di questo piano che si concentra la maggior parte degli asteroidi della Fascia Principale.

Ovviamente non c’era la possibilità di usare la allora nascente fotografia (le lastre non erano ancora sufficientemente sensibili alla luce), quindi la ricerca doveva essere effettuata con il metodo della deriva: direttamente con l’occhio all’oculare del telescopio puntato in meridiano, misurando – con pazienza – la posizione delle stelle che scorrevano lentamente nel campo di vista del telescopio per effetto della rotazione terrestre. Naturalmente, il giorno dopo le misure dovevano essere ripetute per verificare la presenza di eventuali asteroidi che si fossero spostati nel campo di vista. Per fortuna lo strumento era dotato di buoni cerchi graduati sia in AR sia in Dec che consentivano una discreta precisione nelle misure astrometriche. La cupola in cui era alloggiato il telescopio era dotata di movimentazione manuale quindi, volendo osservare zone diverse di cielo dal meridiano, de Gasparis doveva andare a ruotarla.

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Figura 2 – Il piccolo telescopio equatoriale a rifrazione usato da de Gasparis per la scoperta di 9 asteroidi di Fascia Principale (Immagine di A. Carbognani).

1848, la primavera dei popoli

Non era un periodo socialmente semplice quello in cui si trovò a vivere de Gasparis a causa di politiche miopi e repressive. In particolare il 1848 fu un anno di rivolte sociali ed economiche in diversi dei regni in cui era allora frammentata l’Italia. Il meridione d’Italia e la Sicilia costituivano allora il Regno delle Due Sicilie (sotto la dinastia francese dei Borboni), nel centro Italia si trovava lo Stato Pontificio, sotto il dominio del Papa, più a nord erano presenti i Ducati di Parma, Toscana e Modena, nel nord-ovest c’era il Regno di Sardegna (che comprendeva anche il Piemonte, Nizza e la Savoia), mentre nel nord-est il Regno Lombardo-Veneto era sotto il giogo dell’impero austriaco.

La prima rivolta, per rivendicare diritti politici e una maggiore uguaglianza sociale ed economica, scoppiò in Sicilia contro il governo dei Borboni. Da qui la fiamma della ribellione si propagò rapidamente a popoli scontenti delle proprie condizioni di vita. Rivolte si ebbero nello Stato Pontificio e nel Regno Lombardo-Veneto contro gli austriaci, in particolare a Milano che visse le sue famose 5 giornate combattendo le truppe del generale Radetzky, evento che diede inizio alla I guerra di indipendenza.

Anche Napoli, la capitale del Regno delle Due Sicilie, non restò indenne da un tentativo di rovesciare la monarchia di Ferdinando II di Borbone il 15 maggio 1848. A questo moto liberale, soppresso con ferocia dalla monarchia, partecipò anche de Gasparis che evitò ripercussioni sulla propria persona dedicando il primo asteroide, scoperto nel 1849, proprio a Ferdinando II. Rifiutò però di diventare direttore di Capodimonte quando, nel 1850, Capocci fu destituito per motivi politici.

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Figura 3 – L’interno della piccola cupola dell’Osservatorio di Capodimonte da cui de Gasparis scoprì i suoi asteroidi (Immagine di A. Carbognani).

Il successo

Il 12 aprile 1849 la costanza al telescopio di de Gasparis viene premiata con la scoperta del grosso asteroide 10 Igea (il nome originale era Igiea Borbonica), a cui seguì 11 Parthenope l’11 maggio 1850. Dopo questi vennero 13 Egeria (1850), 15 Eumonia (1851), 16 Psiche (1852), 20 Massalia (1852), 24 Themi (1853), 63 Ausonia (1861) e, infine, 83 Beatrice il 26 aprile 1865. Fra tutti quelli scoperti l’asteroide di dimensioni maggiori è Igea che misura 530 × 407 × 370 km, di poco inferiore a Vesta. Di fatto, fra il 1849 e il 1853 e usando solo tecniche visuali, de Gasparis fu il maggiore scopritore di asteroidi al mondo! Per le sue scoperte, già nel 1851 la Royal Astronomical Society di Londra gli assegnò la medaglia d’Oro.

Nel 1861 de Gasparis divenne senatore dell’allora neonato Regno d’Italia per i suoi alti meriti scientifici (e l’opposizione ai Borboni), ma fu nominato secondo astronomo solo nel 1863, dopo aver attenuto la libera docenza insegnando astronomia, geodesia e geografia matematica all’Università di Napoli. Nel 1864 divenne, meritatamente, direttore dell’Osservatorio di Capodimonte. In questo ruolo si preoccupò di potenziare l’Osservatorio nel campo della meccanica celeste, ossia l’attività che lo aveva portato ai vertici della sua carriera.

In seguito al precario stato di salute de Gasparis lasciò la direzione di Capodimonte nel 1889 e la sua vita terrena pochi anni dopo, nel 1892.

 

 

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