In viaggio verso Ultima Thule

Gli appassionati di fantascienza ricorderanno la famosa serie televisiva “Spazio 1999”, dove si immagina che la Luna, in seguito ad un incidente nucleare, abbandoni l’orbita geocentrica vagando nello spazio. Per gli sfortunati 300 abitanti della base lunare Alpha è l’inizio di una vera e propria odissea e cercheranno di sopravvivere in tutti i modi possibili. La prima stagione fu trasmessa in Italia nel 1976 e fra gli episodi c’era il n. 14 intitolato “Il pianeta di ghiaccio”. In questo episodio viene descritto il flyby della Luna con uno strano pianeta, abitato dall’equipaggio umano superstite della missione spaziale “Uranus”. Il pianeta, chiamato “Ultima Thule” dai superstiti è interamente ricoperto di ghiaccio e si dimostra un ambiente estremamente ostile per la gente di Alpha che non riusciranno a mettere in pratica l’operazione “exodus”. Questa era la fantascienza televisiva degli anni 70 del secolo scorso. Adesso però, in un certo senso, possiamo dire che “Ultima Thule” esiste davvero!

Una immagine tratta dall’episodio “Il pianeta di ghiaccio” della prima stagione di “Spazio 1999”. Qui la Luna è in fase di avvicinamento e sta per fare il flyby con “Ultima Thule”.

La mitologia di “ultima Thule”

Thule è una leggendaria isola citata per la prima volta in un rapporto di viaggio dell’esploratore greco Pitea (Pytheas) nel 330 a.C., durante l’esplorazione dell’Atlantico del Nord. La parola “thule” deriva dall’etrusco “tular” che significa confine. Evidentemente all’epoca, l’isola descritta da Pytheas rappresentava un po’ il confine del mondo conosciuto. Thule viene descritta da Pytheas come una terra di ghiaccio e fuoco nella quale il sole non tramontava mai. Thule viene successivamente citata da Eratostene, Strabone, Plinio il Vecchio e Virgilio che la menziona come la terra estrema oltre i confini del mondo conosciuto. Nei secoli i tentativi di individuare l’isola di Thule con qualcosa di reale sono stati numerosi e infruttuosi ma, in ultima analisi, è probabile che Pytheas abbia semplicemente descritto quella che oggi è l’Islanda.

Nel corso del medioevo però si è andato consolidando il mito di “ultima Thule”, ad indicare tutte le terre incredibili e meravigliose che si trovano al di la di quelle conosciute. Ebbene, il team responsabile della missione New Horizons della NASA, la prima sonda ad esplorare il sistema di Plutone nel luglio 2015, ha chiamato “Ultima Thule” l’oggetto trans-nettuniano 2014 MU69 che la sonda esplorerà il 1 gennaio 2019. Il nome non è ancora stato approvato ufficialmente dalla apposita commissione dell’IAU ma è piuttosto calzante perché 2014 MU69 sarà il corpo più lontano ad essere esplorato e si trova oltre Plutone, una specie di “terra di confine” del Sistema Solare.

Thule_Olaus_Magnus_1539
La leggendaria isola di Thule (qua chiamata Tile) rappresentata nella Charta Marina di Olaus Magnus del 1539.

Ultima Thule

Ultima Thule (ovvero (486958) 2014 MU69), è stato scoperto il 26 giugno 2014 dal Telescopio Spaziale Hubble durante una campagna osservativa mirata a trovare un ulteriore target per la missione New Horizons da raggiungere dopo il flyby con Plutone. Considerato che la New Horizons è la prima sonda ad esplorare la Fascia di Kuiper – e tale rimarrà per parecchio tempo – si è pensato giustamente di sfruttare al massimo la vita operativa della sonda dirigendola verso un ulteriore target. Al momento la New Horizons si trova a sole 2,44 UA da Ultima Thule, ossia a circa 366 milioni di km, ancora troppo distante per mostrarci la struttura di questo TNO.

Ultima Thule orbita attorno al Sole su un’orbita a bassa inclinazione sull’Eclittica avente un semiasse maggiore di 44,5 UA (pari a circa 6,7 miliardi di km!). Per percorrere un’intera orbita Ultima Thule impiega quasi 300 anni e, trovandosi così lontano dal Sole, la temperatura della superficie è estremamente bassa, dell’ordine di -230 °C. Tuttavia, se qualcuno si aspettasse di trovare il “pianeta di ghiaccio” descritto in “Spazio 1999” resterebbe deluso! Le stime delle dimensioni ci dicono che Ultima Thule ha un diametro di circa 30-40 km ed è privo di atmosfera, davvero un piccolo corpo perso nell’immensità della Fascia di Kuiper.

Tuttavia anche i piccoli corpi possono diventare intriganti. In base all’osservazione di una occultazione stellare avvenuta il 17 luglio 2017, si sospetta che Ultima Thule sia in realtà un sistema binario a contatto, ossia che si tratti di due oggetti distinti di 20 e 18 km di diametro uniti fra di loro. Una specie di versione su scala maggiore del doppio nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ripresa dalla sonda Rosetta dell’ESA qualche anno fa. Ma è davvero questa la struttura di Ultima Thule? Ci possono essere anche dei satelliti o degli anelli? Ce lo dirà la New Horizons fra poco meno di un anno!

Ultima_Thule
Una rappresentazione artistica della New Horizons mentre compie il flyby con Ultima Thule il 1 gennaio 2019. Si tratterà dell’esplorazione del corpo più distante dal Sole che sia mai stata fatta. (NASA/JHUAPL/SwRI/Steve Gribben).

Dedica

Questo articolo è dedicato a Stephen Hawking che da oggi è in viaggio verso l’eternità. Ci piace ricordarlo con questa frase:

“Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi!” (Stephen Hawking)

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