Ci sono stati diversi giornalisti che mi hanno chiesto lumi sulla natura della cometa interstellare 3I/ATLAS, così in questo articolo ho fatto un po’ il punto della situazione, per vedere quello che è stato scoperto su questa cometa a partire dal 1 luglio 2025, il giorno della scoperta. Il testo di questa news riprende e amplia quello che ho pubblicato su Media INAF il 28 ottobre 2025. Per chi prima volesse ripassare che cosa sono le comete, consiglio la lettura dell’articolo del blog sulla 46P/Wirtanen, il target originario della missione Rosetta dell’ESA.
Ciò che rende la 3I/ATLAS particolarmente interessante per gli astronomi è il fatto che sia stata scoperta precocemente; inoltre, ha dei parametri orbitali che la portano a muoversi, per pura coincidenza, quasi sul piano dell’eclittica dove si trovano i pianeti del Sistema Solare. A differenza dei precedenti oggetti interstellari (1I/’Oumuamua scoperto nel 2017 e la cometa 2I/Borisov del 2019), la scoperta precoce dell’ATLAS a 4,5 au dal Sole ha permesso di iniziare un’intensa campagna di monitoraggio così da tracciare l’evoluzione della sua attività nella fase di avvicinamento alla nostra stella.

Risultati delle osservazioni al telescopio
Le osservazioni iniziali fatte con i telescopi hanno subito mostrato la presenza di una chioma e una coda in via di sviluppo, confermando la natura cometaria di 3I/ATLAS. Non ci sono osservazioni del nucleo “nudo”, perché si è sempre mostrato circondato da una chioma. Per questo motivo non sappiamo in quanto tempo ruoti attorno al proprio asse e quanto sia grande il nucleo; si può solo dire che, al massimo, è di circa 5 km di diametro, come si può dedurre dalla stima della massa usando le forze non-gravitazionali che agiscono sul nucleo stesso (come avviene in tutte le comete) a causa della sublimazione degli elementi volatili. Il fatto che la 3I/ATLAS fosse attiva già a grande distanza dal Sole non deve stupire perché accade anche alle comete del Sistema Solare ricche di ghiacci di ossido di carbonio e anidride carbonica, oltre che di acqua; la 3I/ATLAS non è un’eccezione. Ad esempio, la cometa Hale–Bopp era attiva già a 13 au dal Sole, molto prima del perielio; la cometa C/2010 U3 (Boattini) era attiva già a 25 au; la cometa C/2017 K2 (PanSTARRS), scoperta alla distanza di 23 au, aveva una chioma ben visibile, indice di attività del nucleo.

Osservazioni della 3I condotte dal Telescopio Spaziale Hubble il 21 luglio 2025 hanno rivelato la presenza di una debole anticoda in direzione solare, non dovuta a effetti di prospettiva come accade normalmente. Questo fenomeno, osservato a una distanza di 3,8 au dal Sole, non è comune ed è stato probabilmente osservato per la prima volta. L’anticoda è stata confermata anche da altre osservazioni e il meccanismo fisico più plausibile per la sua formazione è la presenza, sul nucleo cometario, di una regione ricca di elementi volatili che si attiva quando è rivolta verso il Sole, sparando nello spazio un getto di gas e polveri ghiacciate che diventa l’anticoda che osserviamo. Se si vuole, si tratta di una specie di geyser sulla superficie del nucleo dell’Atlas.
Osservazioni spettroscopiche nell’infrarosso fatte il 6 agosto con il James Webb Space Telescope (JWST) hanno rivelato che la chioma della 3I/Atlas è dominata dall’anidride carbonica (CO₂), con un degassamento accentuato nella direzione verso il Sole. Il JWST ha mostrato anche la presenza di H₂O, CO, OCS, ghiaccio d’acqua e polvere. Il rapporto anidride carbonica/acqua nella chioma vale circa 8 ed è risultato tra i più alti mai osservati, essendo superiore a quello delle comete a lungo periodo e della famiglia di Giove (escludendo l’anomalia della C/2016 R2). Le osservazioni del JWST sono compatibili con un nucleo intrinsecamente ricco di CO₂, il che potrebbe indicare che la 3I/ATLAS, nel sistema planetario di origine, è nata vicino alla linea di formazione del ghiaccio di anidride carbonica, ossia molto distante dalla propria stella. La cometa Atlas è stata seguita dal 4 luglio al 21 agosto dal Very Large Telescope dell’Eso che ha fatto osservazioni spettroscopiche della chioma. Con questo strumento, che ha coperto le distanze fra 4,4 e 2,85 au dal Sole, è stata rilevata la presenza del cianogeno e del nichel neutro. Non sono state rilevate righe del ferro neutro, di solito associato al nichel. Il rilevamento delle righe del nichel in emissione in una chioma cometaria fredda, con assenza di ferro, implica la presenza di molecole madri contenenti nichel, trasportate dai granelli di polvere emessi durante la sublimazione dei materiali volatili, che si fotodissociano per effetto degli UV solari in prossimità del nucleo generando la riga di emissione osservata da parte degli atomi di nichel tornati singoli. Tali caratteristiche erano state precedentemente rilevate anche nella cometa 2I/Borisov e potrebbero aprire una nuova finestra su come la chimica delle stelle del disco (da cui proviene l’ATLAS), la metallicità e la storia dell’irradiazione influenzino la microfisica dei planetesimi.

Una campagna osservativa condotta fra l’8 e il 17 agosto usando il telescopio Hiltner da 2,4 metri e il McGraw-Hill da 1,3 metri posti sul Kitt Peak ha confermato la presenza del cianogeno nella chioma dell’ATLAS, con un tasso di produzione paragonabile a quello delle comete del Sistema Solare. Immagini pre-scoperta dell’ATLAS riprese dalla Zwicky Transient Facility (ZTF) hanno permesso di estendere indietro nel tempo la curva di luce della cometa fino a giugno 2024. Il risultato della loro analisi è che la cometa era già attiva a partire da 6,5 au dal Sole e che l’aumento di luminosità durante l’avvicinamento alla nostra stella è stato più simile a quello delle comete a lungo periodo e delle comete a breve periodo, dinamicamente più vecchie, del Sistema Solare.
Osservazioni ottiche pre-perielio della 3I/ATLAS effettuate tra luglio e settembre 2025 utilizzando il Nordic Optical Telescope hanno mostrato che la luminosità della chioma della cometa è ben descritta da una funzione a legge di potenza in funzione della distanza eliocentrica, rHn, con esponente n = 3,8 nell’intervallo di distanza da 4,6 au a 1,8 au. Ciò indica che i tassi di produzione della polvere variano in proporzione a rH-1,8. Una variazione di rH-2 è la dipendenza prevista per un materiale fortemente volatile, e ciò è coerente con le osservazioni spettroscopiche che mostrano come l’anidride carbonica sia il principale motore dell’attività di sublimazione del nucleo.
Il 24 ottobre 2025, 5 giorni prima del passaggio al perielio e pochi giorni dopo la congiunzione con il Sole avvenuta il 21 ottobre, il radiotelescopio MeerKAT del diametro di 13,5 metri gestito dal South African Radio Astronomy Observatory ha rilevato linee di assorbimento radio da parte dei radicali idrossilici, vale a dire molecole di OH, dalla cometa ATLAS. La molecola di OH deriva dalla scissione della molecola dell’acqua nella chioma per effetto della radiazione UV del Sole ed è normale trovarla in una cometa.
Il passaggio al perielio
La cometa interstellare 3I/ATLAS è passata al perielio (ossia ha raggiunto la minima distanza dal Sole) il 29 ottobre 2025 a una distanza di 203 milioni di km dal Sole. Non si è trattato di un perielio particolarmente stretto e il nucleo della cometa è sopravvissuto senza particolari problemi. Purtroppo il passaggio al perielio non era osservabile con i telescopi al suolo perché la cometa si trovava in posizione opposta al Sole rispetto alla Terra. Tuttavia, questa geometria ha condotto la cometa all’interno dei campi di vista di diversi coronografi solari e imager eliosferici spaziali, consentendone l’osservazione continua durante il suo avvicinamento finale al perielio. La 3I/ATLAS è stata ripresa dagli strumenti SECCHI HI1 e COR2 di STEREO-A, LASCO C3 di SOHO e CCOR-1 di GOES-19 nel periodo settembre-ottobre 2025, che hanno mostrato un rapido aumento della luminosità della cometa al diminuire della distanza eliocentrica con una legge del tipo rH-7,5. Lo strumento CCOR-1 ha risolto la cometa come una sorgente estesa con una chioma di circa 4 primi d’arco di diametro. Considerando che la distanza della cometa era compresa fra 2,35 e 2,41 au, la dimensione della chioma della cometa al perielio era stimabile in circa 400.000 km, molto maggiore della dimensione del nucleo, come è normale che sia per una cometa. Inoltre, la fotometria a colori con LASCO ha mostrato che la cometa è nettamente più blu del Sole, il che è coerente con il fatto che l’emissione di gas contribuisce a una frazione sostanziale della luminosità nel visibile vicino al perielio.
Da dove arriva la 3I/ATLAS?
La direzione di provenienza della cometa 3I/ATLAS cade nella costellazione del Sagittario, dove si proietta il nucleo della Galassia. Incidentalmente, la direzione di provenienza della cometa è a 9° di distanza angolare dalla direzione di arrivo dell’intenso segnale Wow! rilevato nel radio nel 1977 a una frequenza di 1,4204556 gigahertz. Questo segnale radio è stato ricevuto una sola volta, ha avuto una durata di 72 secondi ed è molto probabilmente di origine naturale. Sulla cometa ATLAS sono stati condotti anche diversi lavori teorici per determinarne il sistema stellare di provenienza. In uno dei lavori pubblicati, i ricercatori hanno usato i dati di 30 milioni di stelle estratte dal catalogo Gaia DR3, con i dati di posizione, distanza, moto proprio e velocità radiale. Con questi parametri è possibile ricostruire l’orbita tridimensionale di ciascuna stella nel potenziale gravitazionale galattico. In parallelo, è stata integrata a ritroso l’orbita dell’Atlas a partire dai suoi parametri orbitali, determinati tramite le osservazioni astrometriche fatte con i telescopi. Una volta integrate le traiettorie nel passato (per 10–15 milioni di anni), si è calcolata la distanza minima di avvicinamento tra la cometa e ciascuna stella. La maggior parte dei 30 milioni di stelle non si è mai avvicinata alla cometa, ma sono state individuate 25 stelle per cui la cometa è passata a una distanza inferiore al parsec. Tuttavia, nessuna stella mostra una velocità relativa bassa con la cometa, così da indicare il sistema planetario d’origine. In altre parole, non conosciamo ancora la stella madre della cometa Atlas: possiamo solo dire che ha avuto origine in una stella del disco spesso galattico, che probabilmente la stella ospite era più vecchia del Sole e che la cometa ha vagato per 7-8 miliardi di anni prima di entrare nel Sistema Solare, da cui uscirà dirigendosi verso la costellazione dei Gemelli.
La presunta origine artificiale della cometa ATLAS
L’astrofisico di Harvard Avi Loeb ha ipotizzato che la 3I/ATLAS possa essere di origine artificiale, principalmente per la sua traiettoria iperbolica che la porta a passare vicino ai pianeti Marte, Venere e Giove. Tuttavia, non esiste alcuna prova osservativa che sostenga seriamente questa ipotesi e lo stesso Loeb ammette che, molto probabilmente, si tratta di una cometa. È perfettamente legittimo che la scienza consideri tutte le ipotesi compatibili con i dati, anche quelle più speculative, ma poi vanno verificate sperimentalmente, altrimenti sono chiacchiere. Quando si usa il metodo scientifico, chi fa un’affermazione deve dimostrarla con i dati che ha a disposizione: l’onere della prova è suo. Con le sue dichiarazioni campate in aria, Loeb non ha usato il metodo scientifico, anche se i media non badano a questi dettagli e riportano tutto quello che dice ricamandoci anche sopra. Per ipotizzare seriamente un’origine artificiale della 3I/ATLAS, servirebbero dati indiscutibili, come:
1 – Cambiamenti di traiettoria o accelerazioni non spiegabili da processi fisici noti.
2 – Composizione chimica anomala, ad esempio per la presenza di composti radioattivi, oppure emissioni di raggi gamma.
3-Immagini ad alta risoluzione che mostrino forme geometriche o una struttura modulare all’interno della chioma.
Al momento, tutte le osservazioni fatte con i telescopi, in orbita e al suolo, ci dicono che si tratta di una cometa, ossia di un corpo celeste naturale, anche se proveniente da un altro sistema planetario che non abbiamo identificato.
Le osservazioni dell’IAWN
Il 21 ottobre 2025 l’International Asteroid Warning Network (IAWN) – una collaborazione internazionale fra enti di ricerca e singoli astronomi con lo scopo di rilevare, monitorare e caratterizzare eventuali asteroidi near-Earth in rotta di collisione con la Terra (vedi il recente caso di 2024 YR4) – ha lanciato una campagna osservativa sulla 3I/ATLAS allo scopo di “allenare” gli osservatori a caratterizzare anche le comete, nel malaugurato caso venisse scoperta una cometa del Sistema Solare con una probabilità di collisione con la Terra diversa da zero (lo scenario descritto nel film Don’t Look Up). Questa esercitazione, che durerà da fine novembre 2025 a gennaio 2026, contribuirà a rendere più accurata la conoscenza dell’orbita iperbolica della cometa. Tuttavia, sui media, sono apparse frasi del tipo: “I protocolli di difesa planetaria sono stati attivati per la prima volta su un oggetto interstellare“, lasciando intendere che la cometa costituisca un pericolo per la Terra. In realtà non è così: l’ATLAS e la Terra saranno alla minima distanza di circa 270 milioni di km il 19 dicembre 2025, senza nessun rischio di collisione. L’IAWN ha già lanciato diverse campagne di caratterizzazione di questo tipo, l’ultima sull’asteroide 2025 FA22, passato a breve distanza dalla Terra il 18 settembre scorso.
Quando osservare la 3I/ATLAS
Dopo il passaggio al perielio e la congiunzione con il Sole, la cometa 3I/ATLAS sarà comodamente visibile all’alba a partire da metà novembre nella costellazione della Vergine con una magnitudine di +11,7. Avendo una luminosità apparente di circa 250 volte inferiore alla soglia di visibilità a occhio nudo, per la sua osservazione saranno necessari telescopi di almeno 10-15 cm di diametro abbinati a una camera CCD/CMOS da usare sotto un cielo il più possibile privo di inquinamento luminoso. Le coordinate celesti verso cui puntare il telescopio per riprendere la cometa si possono ottenere dalla pagina effemeridi del Minor Planet Center. Allontanandosi progressivamente dal Sole, la cometa vista dalla Terra attraverserà successivamente le costellazioni del Leone e del Cancro. A gennaio 2026 la cometa sarà osservabile a partire dalla prima serata e fino all’alba. Il 22 gennaio la 3I/ATLAS sarà in opposizione al Sole e la sua luminosità apparente dovrebbe risalire alla magnitudine +10 per effetto del backscattering della luce solare da parte della polvere nella chioma. Probabilmente ci sarà qualcuno che dirà che la cometa ha “acceso i motori” tradendo la sua natura artificiale, ma, nel caso, sapremo come considerare affermazioni del genere.

Lo stesso articolo pubblicato da INAF?
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Sì, avendolo scritto io l’ho ripreso anche per il blog.
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Grande! Un articolo che ho apprezzato molto, in mezzo a tantissima delirante disinformazione pseudo-scientifica che si trova in rete.
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