Gemme del Sud

La 9° International Academy of Astronautics (IAA) Planetary Defense Conference si è tenuta a Stellenbosch, una cittadina vicino a Cape Town in Sudafrica, fra il 5 e il 9 maggio 2025. In questo meeting si sono discussi i diversi aspetti della difesa planetaria, principalmente cosa fare per proteggere il pianeta dal rischio impatto di asteroidi near-Earth (NEA), come il recente 2024 YR4, oppure come organizzarsi per il prossimo fly by di Apophis del 13 aprile 2029. Il rischio impatto dei NEA è un problema non solo di tipo astronomico e astronautico, ma anche di natura politica ed economica e i talk ne hanno illustrato ogni aspetto. Avendo partecipato alla PDC con la presentazione di un poster sulla caratterizzazione fisica dei NEA dalla Stazione Astronomica di Loiano (INAF-OAS), l’occasione si è rivelata propizia anche per osservare il cielo dall’emisfero sud che, essendo la Terra in prima approssimazione sferica, mostra delle costellazioni e dei corpi celesti completamente diversi da quelle visibili nell’emisfero nord.

La prima cosa che mi ha colpito all’arrivo in Sudafrica è stato il Sole che, nel suo moto diurno apparente si spostava sull’orizzonte nord e non più su quello sud come avviene alle latitudini italiane. L’altra cosa che resta subito impressa è la Luna, al mio arrivo nella fase di primo quarto e quindi visibile durante il giorno. Se si guarda con attenzione, già a occhio nudo, si percepisce che il Mare Crisium è in basso invece di essere in alto, mentre sono in alto i mari Nectaris e Foecunditatis: in pratica la Luna appare rovesciata. Il cielo azzurro e terso faceva ben sperare per la ripresa astrofotografica dell’emisfero sud. Per l’occasione avevo portato un setup minimale: la fida Canon 700D già usata a Burleson (Texas), per la ripresa dell’eclissi totale di Sole del 2024, un treppiede leggero ma abbastanza stabile, lo scatto remoto e un obiettivo “pancake” da 40 mm, F/2,8 in grado di fornire un campo di vista di 33° x 22° con una scala dell’immagine di 45 arcsec/pixel. Non avendo portato con me la montatura equatoriale, per avere l’equivalente delle lunghe pose sono state riprese sequenza di decine di immagini, poi allineate e sommate fra loro. Per fortuna, di fianco all’albergo era presente un piccolo parco abbastanza ampio e protetto dalle luci dei lampioni pubblici ed è da lì che sono state fatte le riprese. Da questo sito a occhio nudo erano visibili stelle di magnitudine +5/+6, con un cielo avente classe di Bortle 5. Le immagini che vi mostro in questo articolo sono un resample degli originali, quindi non sono visibili tutti i dettagli ripresi dalla camera, ma per un blog dedicato agli asteroidi e non all’astrofotografia può andare.

La rotazione del polo sud celeste ripresa da Stellenbosch il 5 maggio 2025, somma di 70 immagini da 5 s di posa ciascuna. Elaborazione con il software Sequator (Crediti: A. Carbognani).

Fra le prime riprese c’è stata quella classica della rotazione del polo. Mentre a indicare il polo celeste nord c’è Polaris, stella di mag +2 che, entro mezzo grado, indica il nord, nell’emisfero australe il polo celeste sud cade nella costellazione dell’Ottante, povera di stelle brillanti. La stella più vicina al polo celeste sud è la Sigma Octantis, di mag apparente +5,5 (appena visibile a occhio nudo). Questa stella è anche nota come Polaris Australis e dista dal polo circa 0,8°. Nell’immagine che mostra la rotazione del polo celeste sud Polaris Australis è indicata dalla freccia e questa sequenza di stelle non è stata allineata prima della somma.

In prima serata bella alta sull’orizzonte sud era ben visibile la mitica costellazione della Croce del Sud con vicine due brillanti stelle, Alfa e Beta Centauri, che insieme costituiscono la regione di cielo meglio identificabile anche per chi non ha mai visto il cielo meridionale. In effetti il periodo di “adattamento” alle costellazioni del nuovo emisfero è stato abbastanza rapido, data l’abbondanza di stelle brillanti che possono essere usate come riferimento rapido. Nella costellazione della Croce, che cade in piena Via Lattea, è presente la Nebulosa Sacco di Carbone, una nube molecolare distante circa 610 anni luce e fra le più vicine al Sole. Ricorda un po’ la nube descritta nel famoso romanzo dell’astronomo Fred Hoyle “La nuvola nera“. Il sistema stellare binario di Alfa Centauri è la coppia di stelle più vicino al Sole a 4,36 anni luce, ed è visibile come un’unica stella molto brillante a poca distanza dalla Croce. Alfa Centauri è la terza stella apparentemente più brillante del cielo, dopo Sirio e Canopo che erano entrambe visibili belle alte sull’orizzonte ovest. Molto singolare la famigliare costellazione di Orione al tramonto capovolta: una delle tante prove che abitiamo su una sfera.

In alto a destra le 4 stelle brillanti che formano la Croce del Sud con all’interno la nebulosa oscura Sacco di Carbone. In basso a sinistra le due stelle brillanti sono Alfa Centauri (quella gialla) e Beta Centauri (quella azzurra). Alfa Centauri è il sistema binario più vicino al Sole. Somma di 70 pose da 5 s ciascuna (Crediti: A. Carbognani).

A circa 2,2° di distanza angolare da Alfa Centauri è stato possibile riprendere Proxima Centauri, la stella in assoluto più vicina al Sole (4,23 anni luce), in orbita attorno alla coppia di Alfa Centauri con un periodo stimato di circa 500.000 anni. Proxima è una debole nana rossa con luminosità variabile di magnitudine visuale +11 e non è visibile a occhio nudo: per trovarla nel mare di stelle della Via Lattea è stato necessario fare il plate solve dell’immagine con il ben noto software Astrometry.net e poi cercarla al valore delle coordinate equatoriali: RA=14h 29m 41s, Dec=-62° 40′ 46″ (J2000). Pur essendo così elusiva è bello pensare di stare osservando la prima stella verso cui si dirigerà l’umanità quando – in un lontano futuro – inizierà la fase dell’esplorazione interstellare, che dovrà essere diretta necessariamente verso le stelle più vicine a noi.

Proxima Centauri, la stella più vicina alla Terra (freccia), è una debole nana rossa di magnitudine apparente +11. La sua relazione fisica con il sistema binario di Alfa Centauri è denunciato dal moto proprio comune. Questa immagine è in falsi colori ed è stata ottenuta dalla precedente isolando solo la piccola porzione di campo stellare contenente Proxima Cen (Crediti: A. Carbognani).

Ad ovest della Croce del Sud e altissima sull’orizzonte era ben visibile la costellazione della Carena, dominata dalla brillante Carina Nebula, una regione H II a 7500 anni luce da noi e con un’estensione di 260 anni luce, fra le più grandi di quelle note nella Galassia. La Nebulosa della Carena è sede di intensi processi di formazione stellare e al suo centro si trova Eta Carinae, un sistema binario di stelle molto massicce, con la primaria di 90 masse solari e la secondaria probabilmente di 30. Entrabe ruotano attorno al comune centro di massa in circa 5,5 anni e sono destinate a esplodere come supernovae.

La Nebulosa della Carena con il caratteristico colore rosso che contraddistingue le regioni H II, dovuta all’emissione della riga di Balmer dell’idrogeno. Immagine ripresa il 5 maggio 2025 come somma di 70 immagini da 5 s ciascuna (Crediti: A. Carbognani).

Altro oggetto notevole del cielo australe è la Grande Nube di Magellano, una galassia satellite della Via Lattea a circa 160.000 anni luce da noi. Purtroppo la GNM era visibile in prima serata già abbastanza bassa sull’orizzonte e la luce della Luna crescente non ha aiutato, ma inquadrarla nell’obiettivo è stato facile prendendo come riferimento la brillante stella Canopo, Alfa Carinae, una supergigante gialla di circa 9 masse solari posta a circa 310 anni luce da noi. Nonostante questo, nell’immagine della GNM è ben visibile la Nebulosa Tarantola (chiamata così per via della forma caratteristica), la più estesa zona di formazione stellare nota nel Gruppo Locale di galassie e in cui esplose la supernova SN 1987A, l’ultima a essere osservabile a occhio nudo dai tempi di Keplero. La GNM è la quarta galassia più massiccia del Gruppo Locale, dopo Andromeda, Via Lattea e Triangolo: va vista almeno una volta nella vita e poi è dove si diresse la corrazzata spaziale Yamato alla ricerca di Iscandar. Ancora peggiore la visibilità in prima serata della Piccola Nube di Magellano, ancora più bassa sull’orizzonte e praticamente invisibile per via dell’inquinamento luminoso all’orizzonte. Per la ripresa di questa piccola galassia nana a 200.000 anni luce da noi è stato necessario fare la tipica “alzataccia” mattutina, ma ne è valsa la pena perché a breve distanza angolare dalla PNM si trova anche l’imponente ammasso globulare 47 Tucanae, a soli 13400 anni luce da noi e visibile a occhio nudo. Si tratta dell’ammasso globulare più brillante dell’interva volta celeste.

La GNM ripresa il 4 maggio 2025 con somma di 30 pose da 10 s ciascuna. In alto a destra la chiazza più brillante è la Nebulosa Tarantola (Crediti: Albino Carbognani).
La PNM ripresa al mattino dell’8 maggio 2025. Poco sopra questa piccola galassia è ben visibile il brillante ammasso globulare 47 Tucanae, il più brillante di tutto il cielo (Crediti: A. Carbognani).

Il cielo meridionale è anche un’opportunità per osservare costellazioni che dalle latitudini italiane sono sempre penalizzate, come lo Scorpione e il Sagittario. Dal Sudafrica queste costellazioni passano allo zenit e sono facilmente riconoscibili nella loro interezza, nessuno potrebbe chiedere “dove si trova il pungiglione dello Scorpione”, tanto è evidente. Chiudo questa breve carrellata con le immagini di queste costellazioni.

La trasferta dall’Italia verso il Sudafrica è stata lunga, fra treni e aerei quasi 24 h di viaggio ma, conferenza a parte, valeva la pena vedere questo cielo meridionale quasi mitico per noi che viviamo nell’emisfero settentrionale, ricco di stelle brillanti, stelle vicine, nebulose oscure e ad emissione, ammassi stellari e galassie. Magari alla prima occasione si torna a latitudini meridionali, in una zona più buia e durante il novilunio, per rifarsi gli occhi con le gemme del sud.

La costellazione dello Scorpione ripresa allo zenit al mattino dell’8 maggio 2025. Somma di 43 immagini da 5 s di posa ciascuna. La stella gialla più brillante è Antares, le nebulose scure e ad emissione della Via Lattea sono ben visibili (Crediti: A. Carbognani).
La costellazione del Sagittario ripresa allo zenit la mattina dell’8 maggio 2025 come somma di 70 immagini da 5 s di posa ciascuna. In questa regione di cielo si staglia il nucleo della Via Lattea, la brillante zona rossastra è la Nebulosa Laguna (M 8), che da noi si vede sempre bassa sull’orizzonte. In basso a sinistra rispetto alla Laguna è ben visibile l’ammasso globulare M22 (Crediti: A. Carbognani).

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