La caduta di 2024 RW1

In questa news vi parliamo del nono caso di un piccolo asteroide scoperto poche ore prima di cadere a partire da 2008 TC3, caduto il 7 ottobre 2008 in Sudan. L’ultimo evento di questo tipo si è verificato il 21 gennaio 2024, quando l’asteroide 2024 BX1 è caduto in Germania portando al ritrovamento di numerose meteoriti. In questo caso l’asteroide è stato scoperto dall’astronoma Jacqueline Fazekas (Lunar and Planetary Laboratory, University of Arizona) che usando il riflettore da 1,5 m di diametro della Mt. Lemmon Survey (G96) alle 05:45 UTC del 4 settembre 2024 ha rilevato la presenza di un oggetto di magnitudine apparente +21 con elevato moto proprio sulle immagini CCD. In base alla luminosità e alla distanza la magnitudine assoluta H risultava pari a +32, equivalente a un oggetto di 1-2 metri di diametro.

Poco dopo la scoperta l’asteroide, con designazione CAQTDL2, è stato inserito nella NEOCP del Minor Planet Center e gli script di monitoraggio degli impatti del JPL (Scout), dell’ESA (Meerkat) e di SpaceDys (NEOScan) hanno segnalato una probabilità d’impatto con la Terra diversa da zero. Un rapido follow-up da parte di altri 8 osservatori, ha confermato l’esistenza dell’asteroide ed esteso l’arco orbitale portando la probabilità d’impatto a 1. In casi come questi, come già avvenuto in passato, la caduta non presenta rischi perché l’asteroide si disintegra in atmosfera (ad un’altezza variabile in base alla coesione del corpo) e al suolo arrivano solo i frammenti. Alle 13:44 UTC del 4 settembre, la MPEC 2024-R68 ha assegnato le designazione 2024 RW1 all’asteroide che stava per colpire la Terra, evento previsto per le 16:40 UTC.

L’impatto, secondo i dati satellitari del CNEOS, è avvenuto alle 16:39:32 UTC vicino all’isola di Luzon (Filippine), alle coordinate +18° N e 122,9° E. L’airburst principale dell’asteroide si è verificato a circa 25 km d’altezza, a una velocità di 19,7 km/s, rilasciando un’energia totale di 0,2 kt. Con questi dati la strength del corpo è stimabile in circa 9 MPa, un valore tipico per un oggetto roccioso fragile. Dall’energia totale dell’impatto, uguagliandola all’energia cinetica posseduta dal meteoroide, si può ricavare una stima della massa che risulta di 4300 kg. Supponendo una densità di circa 2 g/cm3, si trova un diametro effettivo di circa 1,6 metri, in buon accordo con il valore ottenuto dalla stima della magnitudine assoluta. Purtroppo, il punto dell’airburst non cade sulla terraferma, ma in mare quindi i frammenti arrivati al suolo (alias le meteoriti), sono perse. All’IMO (International Meteor Organization) sono state raccolte 16 testimonianza visuali del fireball (evento 4885-2024) e la traiettoria proiettata al suolo è in buon accordo qualitativo con quello registrato dai satelliti.

In base ai dati orbitali ottenuti dal NEOCC dell’ESA con i dati dei telescopi al suolo prima della caduta, l’asteroide si muoveva su un’orbita di tipo Apollo giacente sull’eclittica, con perielio a 0,73 au (poco all’esterno dell’orbita di Venere) e afelio a 4,3 au, all’interno dell’orbita di Giove. Il semiasse maggiore risulta di 2,51 au, quindi 2024 RW1 era in risonanza 3:1 con Giove (ogni 3 orbite dell’asteroide Giove ne faceva una e le configurazioni reciproche si ripetevano). La risonanza 3:1 è quella più importante per mantenere la popolazione dei NEA. Per un asteroide che si trovi in questa risonanza il tempo mediano per raggiungere l’orbita della Terra è di circa 1 milione di anni, mentre la vita come NEA è di soli 2,2 milioni di anni. Circa il 70% dei corpi espulsi dalla 3:1 collide con il Sole, mentre un 28% viene immesso su un’orbita iperbolica in seguito a flyby stretti con i pianeti. La probabilità di collidere con la Terra per gli asteroidi provenienti dalla 3:1 è del 2% ed è stato proprio questo il fato di 2024 RW1.

Un’immagine del fireball generato dalla caduta di 2024 RW1 ripreso da un video di Karen Bea pubblicato sul sito dell’IMO. Bea ha ripreso il fireball da Santa Ana, nell’isola di Luzon. Crediti Karen Bea.

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